martedì 17 maggio 2011

La semina

 
Innanzitutto, dobbiamo considerare quanto spazio abbiamo a disposizione per la coltivazione delle zucche.
Ricordiamo sempre che esistono dei valori di riferimento al di sotto dei quali non avremo una buona produzione, primo fra tutti lo spazio di cui necessitano le piante per svilupparsi.
La varietà scelta influenza la distanza tra le piante, ma lo sviluppo, a terra o rampicante, è un altro fattore determinante.
La fretta è cattiva consigliera, e capita a tutti di esagerare. In realtà questo non è un grosso problema, le piante in eccesso si eliminano, ma questo, personalmente mi crea qualche problema. Quindi preferisco evitare di mettere a germinare molti più semi di quelli che so di poter piantare. Tenendo conto della percentuale di germinabilità, è chiaro.
Ma procederei con ordine.
Qualunque seme necessita di umidità ossigeno e calore sufficienti per lo sviluppo del germe.
1. Semina a dimora. La pratica più semplice e naturale è quella di preparare il terreno, fare delle buche mescolando il concime con la terra, e mettere 3-4 semi per buca. Annaffiare abbondantemente e aspettare che la natura faccia il suo corso.
I miei personali pro e contro? Tecnica semplicissima e la natura fa il suo corso, sempre. Ma, oltre al consumo di semi, alcuni dei quali un po’ preziosi per essere abbandonati al terreno, non abbiamo la certezza della germinazione di tutte le buche, e se abbiamo varietà rampicanti potremmo avere buchi nel gazebo
2. Semina nei vasetti. Questa è un’ottima alternativa. Permette un attento controllo delle varietà seminate, e una tempestiva seconda semina se non siamo soddisfatti del primo risultato. Occorre un po’ di spazio nel vostro terrazzo, nella vostra serra, o dovunque vi cimentiate nella coltivazione delle piantine in vaso, ma potrete in ogni momento controllare la germinazione/crescita e le necessità idriche in attesa di mettere le piante a dimora.
Anche in questo caso, possiamo piantare più di un seme per vasetto, eliminando in un secondo momento la piantina più gracile, ma trovo che questo metodo sia ottimo per la semina di un singolo seme, che cresce sin da subito senza competitori nelle vicinanze.
Anche in questo caso consiglio di piantare più semi per ogni varietà, la % di germinabilità è sempre in agguato, e male che vada possiamo recuperare la terra dei vasetti “falliti” al momento della messa a dimora delle piantine che ce l’hanno fatta.
3. Il jiffy.
Una meravigliosa invenzione è il jiffy, ossia un dischetto di torba disidratato e pressato. Una volta a contatto con l’acqua, ne assorbe tanta da farlo gonfiare fino a diventare un cilindretto di torba mantenuto assieme da una retina preforata nella parte alta.
Inutile dire che questa scoperta casuale è stata per noi una svolta.
Per seminare con i jiffy, occorre semplicemente un contenitore dove gonfiarli e… i semi.
Si possono inserire i semi direttamente nel jiffy e aspettare che germinino senza preoccupazioni, fermo restando che devono rimanere in ambiente caldo per creare il microclima adatto alla germinazione.
La prima volta abbiamo comprato una vaschetta preformata, con copri vaschetta, ed erano compresi tanti jiffy quanti ne può contenere la vaschetta. Utilissima, e l’anno successivo occorre acquistare solo la confezione di jiffy.
Naturalmente per lo scopo va bene qualunque contenitore, anche un tapperware per intenderci, purché trasparente e sufficientemente alto da permette di chiudere il coperchio senza comprimere il jiffy col seme. Anzi, qualche centimetro di agio verso l’alto non guasta, perché scoprirete presto (lo spero davvero) che alcune semi germinano velocemente e le cotiledoni che producono crescono altrettanto velocemente nelle giuste condizioni. Potreste trovare un bella sorpresa di ritorno dal weekend… J
Vi accorgerete che la germinazione è cominciata perché il seme comincia a sollevarsi, e nell’arco di brevissimo tempo vedrete anche le radichette che fuoriescono dal jiffy.
A questo punto consiglio di sistemare il jiffy in un vasetto, in attesa che la pianta sia vigorosa abbastanza per essere messa a dimora. Aspettare troppo fa soffrire le radichette che all’aria si seccano e non trovano substrato per svilupparsi. Senza considerare che, siccome sistemati uno vicino all’altro, le radici rischiano di intrecciarsi tra loro o peggio di penetrare nel cilindro vicino, cosa che crea problemi al momento della separazione…
Una volta messe nel vasetto, aiutiamo la nostre creature con una spolverata di guano, o addizioniamo l’acqua con cui le annaffieremo con un po’ di sangue di bue. Mettiamole nel pieno sole, ma ripariamole ancora se la sera facesse troppo freddo. Questo dipende dalla zona dove coltivate, e dal clima dell’anno in corso (quest’anno è stato freddino…)
Come tutte le piantine sensibili al freddo rischiano di patire, col risultato di crescita stentata e scarsa produzione. Se le vostre piante hanno patito il freddo, vedrete il verde delle loro foglie virare verso il giallo: non è un buon segno, ma non è mai detta l’ultima parola. Prima di eliminarle, date loro una possibilità se valutate che la meritino.
Il jiffy ha un ulteriore vantaggio da non sottovalutare. Essendo torba rinchiusa in una retina, crea una sorta di guscio protettivo attorno alle delicate radici principali che lo colonizzano diventando un tutt’uno. E la sua elevata assorbenza fa sì che questa zona sia sempre umida perché assorbe acqua al momento dell’irrigazione, ma richiama anche l’umidità dalla terra nel momento del bisogno, concentrandola quindi dove serve.
4. Pregerminazione
Qui arriviamo al metodo che utilizza il Cucurbiteam
Premetto con non abbiamo inventato niente, ma semplicemente letto tanto e fatti tanti tentativi.
E poi, alle elementari, non vi hanno fatto germinare i fagioli in un vasetto col cotone?
La tecnica consiste nel sistemare i semi in un ambiente molto umido e molto caldo per “forzare” la germinazione. Molto, molto efficace.
 
Questo è quello che facciamo in attesa di predisporre qualcosa di più organizzato.
Prendiamo un contenitore che si possa chiudere, e disponiamo sul fondo dei dischetti di cotone bagnati. Scegliamo i semi, li numeriamo, e li disponiamo sul cotone. Poi sistemiamo la nostra “incubatrice” in un luogo caldo (nel nostro caso, sotto la scrivania, sopra al pc che è sempre acceso).
Il miracolo avviene velocemente, alle volte i tempi si calcolano in ore. Quindi non dimenticate i semi per giorni, primo perché i semi che necessitano di più tempo vogliono costante umidità e col caldo l’acqua del cotone evapora; secondo perché, se la germinazione inizia, potreste trovare una foresta di radichette talmente aggrovigliate tra loro o attaccate al cotone da dover gettare tutto.
La pregerminazione potrebbe sembrare un surplus di lavoro inutile, perché poi i semi germinati vengono messi nei jiffy e si prosegue come detto sopra.
In realtà è un buon metodo “casalingo” per testare la germinabilità dei semi, evitando per esempio di sorvegliare continuamente i jiffy o i vasetti in attesa di segni di vita che potrebbero non arrivare mai.
Senza considerare il vantaggio dell’ingombro ridotto, perché le scatoline tengono poco posto, e del fattore tempo.
In attesa di sistemare un testo decente che illustri tutto il processo, vi anticipo che gli ultimi semi di quest’anno sono arrivati la settimana scorsa dalla Germania e ora i jiffy coi semi germinati sono al sole, vicino alle sorelle più grandi.
Siamo a maggio inoltrato ma ce la si può fare!
 

Nessun commento:

Posta un commento